Osimhen, Koopmeiners, Lookman: il calciomercato ha raggiunto un punto di non ritorno. Anche se Gendrey...

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CALCIOMERCATO IERI OGGI - Quante volte, durante una conversazione padre-figlio, avete sentito pronunciare l'esclamazione: “Ai miei tempi era tutto diverso”. A bizzeffe: questa è esattamente l'affermazione preferita dai capifamiglia, che rimpiangono i tempi passati e ammoniscono la propria prole, dicendole che non si immagina neanche lontanamente ciò che loro hanno passato/fatto alla medesima età. Come in tutte le cose, c'è un sottile strato di esagerazione, però il concetto che sta alla base è veritiero: dal XX al XXI secolo esiste una differenza abissale, in ogni ambito. E sarebbe strano il contrario, perché significherebbe che non ci staremmo più sviluppando, ma al contrario sedendo sugli allori delle innovazioni passate; invece, per fortuna, il mondo prosegue nella sua continua evoluzione, in stile chiaramente darwiniano

Il concetto vale anche in ambito calcistico, ovviamente. Siamo passati dal catenaccio e contropiede al calcio composto da tiki-taka e bellezza estetica; la figura del libero è andata in disuso, ritenuta obsoleta per il mondo moderno. E poi sono arrivati fuorigioco semiautomatico, VAR, goal-line technology, solo per citarne alcuni: tutto per ridurre al minimo l'errore umano e portare il calcio ad un livello superiore

Anche per quanto riguarda il calciomercato c'è stato un cambiamento radicale. In questo caso però, man mano che passano gli anni, si va incontro ad un progressivo e pericoloso rovescio delle proporzioni. Dal potere assoluto in mano ai presidenti, siamo giunti ad un punto in cui procuratori “tengono in ostaggio” intere società, con lo scopo di portare sempre più acqua al proprio mulino. In questo articolo si ripercorre la storia dei trasferimenti, dal secolo scorso fino ad arrivare ai giorni nostri, analizzando in particolare gli episodi più eclatanti avvenuti nell'ultima sessione di mercato. 

I TRASFERIMENTI DEL XX SECOLO: POTERE SCONFINATO AI CLUB

I trasferimenti nel XX secolo, così come i prestiti, funzionavano in maniera totalmente diversa: il “coltello dalla parte del manico” ce lo avevano le società proprietarie del cartellino. A molti calciatori dell’epoca, tra cui anche nomi illustri della Serie A come Fabio Capello, Carlo Ancelotti e Claudio Ranieri, è capitato di venire convocati dal presidente in sede, per un colloquio faccia a faccia. In quell'occasione venivano informati di essere stati prestati, o addirittura venduti, alla tale squadra, senza quasi possibilità di opposizione. O la destinazione ti andava bene, o te la facevi andare bene; in caso di pestaggio di piedi, i giocatori in questione venivano accompagnati alla porta

La maggior parte non faceva storie, principalmente per via del contesto storico in cui vivevano. I primi soldi guadagnati con il calcio erano bei soldi per l'epoca, e facevano molto comodo a casa per aiutare la famiglia. Lo racconta anche Gennaro Gattuso, in un estratto della sua autobiografia “Se uno nasce quadrato non muore tondo”; l'aneddoto fa riferimento al passaggio del calabrese dal Perugia ai Rangers: “Io ai Rangers Glasgow in realtà non ci volevo mica andare. Poi però ne parlo con mio padre e mi fa: <Scusa, ma quanto ti pagano?> E io: <2 miliardi di lire per quattro stagioni, papà, ma non ci vado>. Lui si alza dalla sedia, mi mette una mano sulla spalla, la stringe e mi dice: <Io 500 milioni non li guadagno neanche in una vita. Tu ci vai, o ti ci mando io a calci nel sedere>”. 

Le cose cominciarono a cambiare con l'avvento dei diritti TV, che fecero crescere vertiginosamente il denaro e i guadagni circolanti nel mondo del calcio. Entrò in scena la figura del procuratore, insieme a tutta una serie di norme a tutela degli interessi dei calciatori. D'altronde, quando la posta in gioco si alza, i riflettori vi vengono puntati inevitabilmente addosso con tutta la loro potenza. 

I TRASFERIMENTI DEL XXI SECOLO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

Nel frattempo, i soldi del sistema calcio aumentavano in maniera proporzionale agli anni che passavano. E così siamo arrivati ai giorni nostri, con contratti faraonici e sponsorizzazioni pagate profumatamente in cambio di un paio di foto e magari qualche frase sorridente. Nell'ultimo periodo abbiamo iniziato ad assistere ad un pericoloso “rovescio della medaglia” rispetto al passato: passino per sdoganati i famosi trasferimenti a parametro zero, divenuti di moda da poco ed utilizzati principalmente dagli agenti per strappare contratti sempre più ricchi per i propri assistiti. 

Quello che è accaduto però nella sessione di calciomercato appena conclusa, che ha avuto come attrice protagonista la nostra Serie A, assomiglia più ad un punto di non ritorno

Prima c'è stato il caso legato a Teun Koopmeiners che, ancora alle dipendenze dell'Atalanta, decide di punto in bianco di smettere di allenarsi finché non fosse stato definito il suo passaggio alla Juventus, che era alla porta ad attendere le condizioni a lei più favorevoli. L'olandese è stato seguito a ruota da Ademola Lookman che, appena ha avuto un sentore di partenza direzione PSG, non si è più presentato alle sedute dirette da mister Gasperini. Questo nonostante la trattativa fosse ancora ad uno stato estremamente embrionale. Tra l'altro, il tutto si è concluso con un nulla di fatto, e il nigeriano è stato (per forza di cose) reintegrato in rosa: per farla breve, tanto disturbo per niente

La regina di tutte è stata però la situazione Osimhen-Napoli; l'attaccante azzurro, nonostante fosse regolarmente sotto contratto con i partenopei, ha svolto l'intera preparazione a parte, saltando tutte le amichevoli estive. Va bene che esisteva un patto tacito, che prometteva una cessione in caso di offerta consona per il cartellino; fino a quel momento però il calciatore era ancora di proprietà del Napoli, anche se è stato trattato forzatamente come un separato in casa. Queste le parole del DS Giovanni Manna, interpellato sulla questione: "La situazione è estremamente chiara: alla fine dell’anno scorso, dall’inizio del ritiro, Victor ha espresso l’assoluta volontà di non stare a Napoli, di non giocare più per il Napoli e noi abbiamo cercato di assecondarlo". Osimhen alla fine si è accasato al Galatasaray, ma con la formula del prestito: dunque, a giugno 2025, si riproporrà la medesima, spinosa, situazione. 

L'ECCEZIONE: VALENTIN GENDREY E IL LECCE

Tutte le vicende sopracitate sono considerate la normalità. In mezzo a queste tristi “tenebre”, esiste incredibilmente ancora un barlume di speranza: si chiama Valentin Gendrey e faceva il terzino destro al Lecce fino ad agosto. Che cosa ha fatto Gendrey di così speciale per finire sulla bocca di tutti? Sembra strano a dirlo, ma ha semplicemente rispettato e onorato fino all'ultimo il contratto che lo legava alla società salentina

Il giocatore francese era finito nel mirino dell'Hoffenheim che, dopo aver ricevuto il gradimento da parte dell'ex Amiens, era sul punto di trovare l'intesa sulle cifre anche con il Lecce. All'orizzonte c'è però la gara di San Siro con l'Inter: la prossimità del passaggio in Germania suggerirebbe una panchina conservativa, per evitare eventuali problemi dell'ultimo momento. Luca Gotti e Pantaleo Corvino vanno controcorrente: per il mister, se il ragazzo sta bene, gioca, e riceve la benedizione del DS. E così accade: Gendrey non si tira assolutamente indietro e dona fino all'ultima goccia di sudore alla causa. A fine gara c'è stato poi il tempo dei saluti al settore ospiti, in vista dell'imminente partenza. 

Forse non tutto è perduto: l'esempio fornito da Gendrey ne è la prova. Non era corretto il trattamento riservato ai calciatori nel secolo scorso, ma ora invece si sta esagerando sul versante opposto; Dia-Salernitana della stagione passata è un altro esempio che calza a pennello. È necessario trovare un equilibrio: il primo passo è sicuramente limitare i poteri dei procuratori, che più si va avanti, più assumono sembianze quasi divine. Tutti gli attori in gioco devono capire che ogni passo è fatto in un'unica direzione comune: il mantenimento del sistema calcio, che altrimenti rischia di crollare su sé stesso, portandosi appresso chiunque ne faccia parte, come in un buco nero

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Scritto da

Daniele Bertoni